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Parlando dell’aldilà viene spontaneo pensare
alle due realtà che sono conficcate nell’immaginario
occidentale plasmato da due millenni di cristianesimo:
Inferno e Paradiso.
Hanno ispirato poeti, artisti, pittori lungo i secoli.
Dalla Divina Commedia di Dante al Michelangelo.
Lasciando da parte le fantasiose figurazioni medioevali
o rinascimentali, possiamo dire, nel linguaggio di oggi,
che la perdita di Dio è l’Inferno che costituisce
il fallimento dell’uomo.
La terribile solitudine di chi rifiuta tutto e tutti.
La sofferenza di un rapporto d’amore degenerato
in odio, pur essendo creato per essere assimilato a Cristo,
l’ha rifiutato.
L’uomo che ha rifiutato Dio, si è estromesso
dall’amore e dalla felicità di Dio.
L’Inferno è un pensiero insopportabile che
non riusciamo ad accettare soltanto perché
ci costringe a prendere sul serio la libertà
dell’uomo.
Questa è la vera punizione perché
tutto in noi anela a Dio.
Noi siamo stati creati da Dio.
Dio è il nostro punto gravitazionale.
E il Paradiso?
È la comunione e l’unità
piena e totale degli uomini con Dio e tra loro, la solidarietà con
l’universo rigenerato, l’avventura dell’esplorazione
di Dio.
È l’autenticità finale dell’essere
umano in tutta la sua grandezza.
Là sarò veramente un uomo, in attesa del
martirio.
Là noi saremo finalmente noi stessi.
Il Paradiso è Cristo è l’inserimento
pieno, totale, definitivo in Cristo.
È
inserirsi nella vita trinitaria, nella conoscenza, nell’amore
e nella felicità propria di Dio.
È una dimensione dell’essere.
Partecipare alla dimensione dell’essere divino.
Questa prospettiva è una follia per l’uomo
non illuminato dallo Spirito.
Ed è la sola follia che ci salva dall’assurdo
di una esistenza senza scopo, senza esito, senza ragione.
L’alternativa è tra l’assurdo e il
mistero.
Allora dobbiamo fare della nostra vita, atto di fede. |
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Quando io ti amo e tu mi ami,
siamo l'uno come lo specchio dell'altro,
e riflettendoci l'uno nello specchio dell'altro,
vediamo l'infinito.
~ Leo Buscaglia ~ |
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